sabato 13 settembre 2014

Festa della rete

Ci sono anche io. Rimini, blogger ovunque, gadget e tante idee. 
Sono sola, ma ho il mondo intorno e oggi mi sento bene, cuffie mentre cammino con la mia playlist, sorrisi e saluti a perfetti sconosciuti. Adesso ascolto e guardo lo showcooking di Marco Bianchi e poi rincorro Machedavvero e Chiara Maci.
Oggi giornata perfetta, sole e il mare che accompagna.
@festadellarete #festadellarete



giovedì 5 giugno 2014

Ritorni alle origini

Siamo in pieno delirio prepartenza. Fra meno di una settimana un aereo mi ricongiungerà con la parte di famiglia che abita in Calabria. Non vedo l'ora e so che anche loro sono impazienti di rivedere la prima pronipote di tutti, che per tutto l'anno vedono solo sui social o si Skype. 
Io non vedo l'ora di risentire il profumo di nonna, immergermi nel caos delle cene tutti insieme, di risentire sotto i piedi i sassi della spiaggia. È strafogarmi nel bar più buono del mondo, assaggiare le cose buone che solo le nonne sanno fare e offrire un po' delle mie torte. 
Un ritorno alle origini di cui sento davvero il bisogno, una voglia infinita di affetto e amore antico, di posto selvaggi e conosciuti, di mare trasparente e dialetto che finalmente capisco. Casa mia, insomma.

sabato 31 maggio 2014

Passioni

Amo pasticciare in cucina, per tutto il resto sono un'assoluta ciofeca. Non so cucire, disegnare, colorare, fai da te-stai-lontano-da-me.
Però la pasticceria mi piace. Certo la cena che precede il dessert deve essere ottima, ma il coup de teatre che da il dolce l'arrosto non lo fa, inutile negarlo.
Eh si, sono caduta nella trappola del cake design corredato da pasta di zucchero, così, per una festicciola a casa nostra mi sono lanciata nel creare un castello per la princi di casa. 
Una sonora batosta per le forze: ci ho messo una settimana e la base centrale é più bassa del previsto, ma serviva molto grande, quindi ho deciso che poteva anche accontentarsi di quella specie di cappello. Era soffice pan di Spagna, bagna al latte e nesquik, ripieno di mascarpone e goccie di cioccolato, proprio per i bimbi! 
I pirati li davanti sono per quei maschietti travestiti da pirata! Le bambole sono giocattoli ma l'edera, le foglie e i fiori sono più di 300, ognuno con dentro la sua perlina: un incubo!!! Stelle e conchiglie sono state fatte tutte a mano, erano più di 40, disseminate per la tavola. Mi sono divertita, ma menomale che di feste di primavera ne facciamo una l'anno!!!
Ecco il risultato...

mercoledì 28 maggio 2014

Crescendo, ma positivi stavolta!

E via, oggi si va all'open day all'asilo. Abbiamo tolto il fasciatoio e al suo posto abbiamo  attaccato gli stikers di Whinnie Pooh è messo un bellissimo dica netto di vimini, che era mio. Il tappetone di gomma ha lasciato spazio al legno nudo, via i peluche che non guarda mai, sottovuoto a manetta. Via i giochi da piccolissima e dentro giochi da grandi, libri più elaborati e lunghi, la cassa, il letto delle bambole.
E oggi, lavando e pulendo, finendo di sistemare la sua cameretta, mi sono sentita pronta, molto più di ieri.
Oggi non ho paura del nostro salto, ho voglia di farlo altissimo!
Allora 1 2 3 pronti via: scappiamo verso il nuovo e luminoso prossimo obiettivo!

martedì 27 maggio 2014

Un post sconclusionato ovvero: da domani si diventa grandi davvero.

Rimuovo la polvere. Ho cambiato la musica, anche se di poco. Ho chiuso porte, finestre e portoni.
Ho lasciato andare persone che nella mia vita hanno contato tantissimo, ma per le quali, evidentemente, nn contavo io.
Mi sto concentrando praticamente solo sulla bambina e noi due.
Sto ripulendo a fondo gli armadi, buttando cose e sistemando davvero quelle rimaste. Ho regalato vestiti, conservato le tute piccolissime dello scorso anno. 
Ho riprovato quei jeans che ancora amo e mai più mi andranno, ero in viaggio di nozze, la taglia ( e la vita) era un altra. Troppo giovane, troppo bene, troppo tutto.
Ho tirato fuori le tute che a settembre metterà all'asilo, le ho lavate, stirate e messe nel cassetto appositamente svuotato e pulito, con affianco le canottiere e le mutandine che andranno a sostituire i body, le calze più grandi, le maglie che adesso sembrano enormi. Ho appoggiato il affianco la sacca con ricamato il suo nome per intero. Materialmente siamo pronti per il primo grande salto nel vuoto.
Stiamo crescendo, lei per prima, noi a traino.
È davvero passato così tanto tempo dal momento in cui l'ho vista nascere? Dove sono finiti i mesi di tetta, nanna e cacca? Le prime parole sono volate, i primi passi corsi via. 
Adesso fa discorsi, corre e cammina meglio di me, va in bici, ha i suoi gusti, non vuole la gonna sennò non scivola bene sui giochi. Ama la dottoressa Peluche e i pirati, le principesse e peppa pig. Non ama i rumori improvvisi e forti, l'aspirapolvere della nonna ma adora guardare mentre si o stano le uova nella planetaria. Sa impastare la piadina, fare la torta delle 4 tazze, ma ha paura del forno anche spento, odia il calore. Beve il latte tiepido anche a natale e ha sempre caldo. Parla della sua scuolina.
Che momento strano.
Domani abbiamo l'open day all'asilo ( anzi, scuola dell'infanzia, guai a sbagliare...) e io non ho aspettato altro che questa convocazione per poi averne soggezione.
Un conto è crescere tua figlia nel calore e segreto di casa tua, un conto è sbatterla nel mondo reale. Ok, lo so, la scolarizzazione è importante e farà benissimo a lei. Lo so, vado contro ai miei pensieri scrivendo delle mie paure. Ma ho paura. Sarò all'altezza delle altre mamme? Saremo in linea con gli altri genitori o saremo quelli strani? 
Saremo in grado di proteggerà adeguatamente ße qualcuno le farà male, le darà fastidio, se piangerà per qualche torto? No. E deve andare così, non può sempre cercare le mie gonne per nascondersi. Questo lo so benissimo.
Eppure a me sembra di stare per saltare nel vuoto.

domenica 25 maggio 2014

#wondysonoio

Ho letto un libro. Che di per se non è una super notizia, essendo io una buona lettrice.
Questa volta però ho letto un libro che mi ha toccato nel profondo.
È Wondy, di Francesca Del Rosso. Lei è Wondy, una giornalista multimediale, si occupa di attualita' costume e societa' per RCD - RCS, e nel tempo libero è anche scrittrice. È mamma di due piccole iene, madre adottiva di un gatto di nome Zen e socia onoraria del club "Donne tumorate". (Dalla biografia sul sito mitico di Vanity Fair, ma non ho idea di come linkarlo, anzi, si accettano insegnamenti...)
Ne avevo sentito parlare, era un pochino che nell'angolino degli occhi lo guardavo, di soppiatto, come si fa con i film di cui hai paura eppure vuoi vedere la scena successiva.
Ero in spiaggia, nel primo luminoso week end di mare, e stavo decidendo che libro comprare sull'ipad. Nei consigliati ho visto l'inconfondibile copertina con la zazzera bionda. Ho scaricato l'estratto e a metà della prima pagina già avevo capito che dovevo superare i dubbi e comprarlo in modo da poterlo leggere bevendolo tutto di un fiato.
Io ho paura. Ho paura di quello che fa soffrire, che fa male, anche all'anima., ai pensieri. Io scappo dalle cose che mi  fanno male, non le affronto.
La malattia mi terrorizza, non so come comportarsi davanti a chi lotta e vuole solo compagnia. Sarei una perfetta riproduzione di quelle persone che Wondy descrive nel suo libro. Le inadeguate, che magari manderebbe un sms di circostanza. 
Lei è stata malata di cancro al seno. Ad entrambi i seni. 
Per questo il suo libro non volevo comprarlo. Eppure l'ho fatto. 
E me lo sono bevuto, soffocando lacrime calde quando lei descrive la 'crapa pelata' spiegata ai suoi figli, ridendo quando racconta della terza misura regalatale dalla sua 'Doctor', riflettendo sulla forza di non volere per forza fare l'eroina. Era stanca? Lascia i figli ai nonni Tati, alla Tata, al suo Ken. Senza nascondersi dietro forzature. La forza sta anche nel dichiarare apertamente di stare male.
Ho letto il libro in 10 ore 10. E mi ha colpito la semplicità di una cosa così grande. Un cancro. I sassolini, come li chiama davanti ai bambini.
Sassolini da tirare via, che si portano via un pezzo importante dell'essere donna. Wondy affronta il tema della chirurgia preventiva, della mastectomia, della chirurgia estetica, della chemio, della famiglia, degli amici, dei figli. Di come lo ha detto ai suoi genitori, a se stessa.  Ma li affronta in un modo così leggero che ti ritrovi a riflettere senza accorgertene.
Io ieri ho guardato il petto di mia figlia pregando che neanche il suo venga mai profanato. Da nulla. Così come Wondy fa con la sua bambina, incuriosita dalle cicatrici rimaste alla sua mamma dopo che i sassolini li avevano già asportati.
I ghiaccioli al limone. Stamattina ne ho comprato uno, per sentire un bocca il sapore che lei sentiva durante le sedute di nausea post-chemio. Io odio il limone.
I viaggi. Il bisogno di vivere quello che viene con in mente un obiettivo piacevole. Cicladi, Thailandia. Organizzare i corsi arte gioco, le partenze, i ritorni. La capacità di giocare con le parrucche cinesi. 
Cosa rimane a una donna sana, che legge le sue parole? La sensazione di essere libera. Libera da catene invisibili, che ci leghiamo addosso sole perché abbiamo paura. Allora io non voglio avere paura, voglio essere un po' Wondy, forte e coraggiosa, perché il mio essere donna è intatto, la malattia una paura costruita da me senza basi.
Voglio essere Wondy e dedicare il mio tempo a cose belle, perché ho il tempo di viverle.



giovedì 3 aprile 2014

Completezza

Oggi in piscina facevamo le matte (perché io&lei insieme siamo matte, in acqua siamo il meglio di noi!), la tenevo stretta per le mani e mentre lei stava dietro alla mia schiena, tipo mantello.
Rideva fortissimo soprattutto quando facevo finta di correre più veloce e all'improvviso, prendendo fiato tra una risata e l'altra, mi ha chiamato: 'mamma' 'dimmi pesciolino mio' 'mamma, ti amo'.
Io mi sono sentita completa.
Sono giorni difficili, questi, pieni di decisioni, pensieri e paure su come affrontare quello che verrà.
Ci sono stati abbandoni, riavvicinamenti, scontri, ma siamo qui, con una voglia di vivere che questa volta chiede di essere ascoltata a gran voce.

giovedì 23 gennaio 2014

Differenze

Qui posso scegliere fra il bar con il caffè Segafredo, caffè Illy, caffè Essse, caffè Pascucci. Niente catene americane, con brodaglia o simili. Ma questo vuol dire sognare un bicchierone di latte macchiato size venti.
Quando ordino chiunque capisce cosa chiedo e non ho bisogno del vocabolario. Sempre che non ci sia qualcuno che parli dialetto, stretto e veloce.
Qui c'è la coop, la conad e la simply, dove trovo la pasta barilla, il cioccolato milca e i biscotti mulino bianco. Sempre che sia un tipo di biscotti che la casalinga media compra. Per le novità pubblicizzate, attendere notizie.
In meno di cinque minuti torno in Italia. E delle volte non vedo la differenza.
Qui il canone costa meno ma non vedo nulla.
Qui la sanità è in gran parte gratuita ma spesso vogliamo un consulto esterno, a pagamento, perché non siamo soddisfatti di ciò che ci dicono.
Qui non ci sono semafori ma in un rettilineo ti mettono i 50 di limite. E pattuglie della gendarmeria come se piovesse.
Qui tutti abbiamo l'ultima tecnologia disponibile e poi ci lamentiamo della crisi che colpisce tutti. Più o meno.
Qui le macchine sono una a testa. Il servizio di autobus è scarso e non utile. Macchinoni, eh.
Qui fanno le rivolte per una specie di patrimoniale che assomiglia all'imu.
Qui tolgono gli aiuti alle famiglie in difficoltà perché non ci sono i fondi ma cambiano le luminarie di natale.
A maggio paghiamo le tasse, come tutti. Tante, come tutti.
Le bollette esistono e sono salate. Come ovunque.
Il nostro bancomat non funziona ovunque perché il nostro piccolo staterello è in una cosa chiamata 'black list'.
La scelta scolastica per le superiori è limitata, dell'università meglio non parlarne.


Continuo? Mi fermo, è meglio.
Ma la prossima persona che esclama: 'bello, abiti a San Marino!! Ma le tasse le pagate? Voi si che state bene!' Verrà violentemente insultata.




mercoledì 15 gennaio 2014

Ritorni. Distacchi. Traguardi.

Ok. Eccoci. Ho aperto il blog quasi un anno fa e ho la casella piena di bozze. Non pubblicate. Perchè non avevo tempo-voglia-è scritto male-ma come faccio a scrivere io che l'altra scrive di quando fa la cacca la pupa e sembra comunque interessante. Scuse, perlopiu. 
Banalissime scuse, che per una abituata a scivolarci intorno come olio, sono state facilissime da aggirare. 
Però una sera mio marito mi ha chiesto come mai non scrivessi pubblicamente pur intasando di bozze la casella. Perché sa quanto per me la scrittura sia sempre stata liberatoria. E in un anno mi sono riempita di emozioni, persone, colori, lacrime e sorrisi. Mi sono liberata, anche. Soprattutto di persone e lacrime. 
Allora ho capito che magari sarebbe meglio uscire dal loop 'mio caro diario' segreto era meglio. Chissene dei giudizi. 
Oggi mi serve scrivere. Anche se qualcuno potrebbe giudicarmi sciocca, sentimentale. Oggi mi serve sentire che ci sono.

Per me stasera è una data da segnare in rosso sul calendario. E con ogni probabilità nevicherà davvero ma non penso di centrarci poi molto.
Ho messo la mia StellaBella a dormire nel suo lettino. In camera sua. 
Ok ok, care tate Lucia del web, lo so che il manuale della mamma perfetta dice che la sera del rientro dall'ospedale doveva già dormire nel letto in camera sua e in assenza della camera, nel corridoio. Io ho seguito il manuale a metà. Nella cestina in camera mia. Appiccicata al lettone così bastava allungare la mano. E poi a otto mesi abbiamo solo cambiato la cestina di vimini con il lettino. Adesso a 30 abbiamo fatto il grande salto, via, nel lettino allungabile della santa IKEA, separate di notte proprio come non avrei mai voluto. L'ultimo grande scoglio della primissima infanzia. 
Quante storie per un passaggio naturale, lo so benissimo.
Ma di giorno è una bambina così piena di vita che vedo di non necessitarle più di tanto. Lei sale e scende dalla sua nonna come e quando vuole. Sta bene anche in mia assenza. Quando poi vuole le coccole, cucinare e dormire, quando il gioco si fa divertente,  vuole me. La sento, nelle scale che mi chiama con la richiesta del momento: "Mamma, cucino io bicotti?" "Mamma, io coccoline tante co te" "mamma, ninna".
So che sa. È una pulce di due anni e mezzo (ciù, in englese, come dice lei) che non freghi più, lei sa. Mamma se esce torna sempre, anche se è vestita bene e il babbo è con lei. Torna per le coccole, per consolare quando cade, per ascoltarla cantare, per dirle che la ama.

Ma io ho pianto a fontana quando ai famosi otto mesi abbiamo tolto la cestina di vimini in favore del lettino con le sponde. Ma piangere davvero, con lacrime, singhiozzi e occhi gonfi per un giorno intero.
Ho pianto quando ho tolto il box, oramai solo un gigante raccogli-giochi/capanna. L'ho sfoderato, lavato e asciugato con le lacrime agli occhi e quando l'ho conservato nella custodia ho pianto, meno che per la cesta, ma lacrime caldissime. 
Ah, non dimentichiamo la malinconia che mi prese quando abbandonammo la navetta del trio perché troppo stretta. Niente lacrime ma tanta tristezza. 
Ora moltiplicate tutto ciò è il risultato sono le spalle doloranti a causa dei singhiozzi che trattengo per non svegliarla.

Che mamma lacrimosa, chioccia e malinconica, altro che balli e canzoni. Stasera mi metterei sdraiata per terra vicina a lei. Ma so che non avrebbe senso. Anche lei, come tutti, come me, crescerà e un giorno non troppo lontano vorrà chiudersi dentro quella camera. Un giorno toglieremo la striscia con Winnie Pooh in favore di qualche sticker che non mi piacerà. Il lettino si allungherà e invece delle principesse ci sarà un colore che non avrei voluto. Via i giochi dentro libri da grandi, zaino, penne, cd o qualunque diavoleria tecnologica ci sarà. 

Ma l'amore si impara, è un salto dentro di se, dice Giorgia, dolcemente, cantando.
Imparerò che amare una bambina che ragiona e domanda, che ti consola se ti sei commossa per qualcosa, sarà anche più dolce che amare una bimba che ti guarda in silenzio mentre mangia da te, che assorbe il tuo amore inerme.

Perché l'amore si impara io l'ho imparato con lei.